La nuova missione Freedom Flotilla
diretta a Gaza è pronta a partire,
ma Israele ci sta boicottando
La Freedom Flotilla è pronta a salpare con il suo carico umanitario. Tutti i documenti necessari sono stati presentati alle autorità portuali, il carico è stato imbarcato e sistemato nelle stive, sono stati effettuati i controlli tecnici degli impianti e delle apparecchiature di bordo.
Ma il governo di Israele cerca, in tutti i modi, di fermarci. Nel tentativo di impedire la nostra partenza, hanno avviato una procedura di blocco amministrativo, facendo pressione sulla Repubblica di Guinea Bissau affinché ritiri la sua bandiera dalla nostra nave capofila, la Akdeniz (“Mediterraneo”).
La richiesta di ulteriore ispezione da parte dello Stato di bandiera sta uteriormente ritardando la nostra partenza.
Si tratta di un ennesimo esempio di come il governo di Israele ostacoli in ogni modo la consegna di aiuti salvavita alla popolazione di Gaza, che si trova ad affrontare una carestia attuata deliberatamente da Israele già da parecchi anni, e che in questi ultimi mesi è stata ulteriormente e criminalmente perseguita, per usarla come arma di guerra, di sterminio, di genocidio.
Una gran quantità di bambini stanno morendo a causa della malnutrizione, della disidratazione e della mancanza di cure mediche. Quanti altri bambini moriranno a causa di questo ritardo, a causa della guerra e dell’assedio in corso, che devono assolutamente cessare?
Ann Wright della Freedom Flotilla Coalition illustra la quantità di viveri e attrezzature mediche in partenza per Gaza sulle nostre navi
Siamo pronti a partire con la nostra missione verso Gaza, rinnovando ancora una volta l’impegno di portare aiuti e solidarietà, con l’obiettivo di rompere il blocco e l’embargo illegale e inumano attuato da Israele. All’iniziativa partecipano varie centinaia di persone tra medici, avvocati, giornalisti e osservatori per i diritti umani, provenienti da vari paesi.
Le verifiche tecniche delle navi e i controlli riguardanti gli equipaggi sono stati completati.
Abbiamo ormeggiato le nostre barche in un porto di Istanbul, dove si sono svolte le procedure burocratiche riguardanti le centinaia di partecipanti, in modo da consentire un regolare imbarco e partire al più presto”.
La nave principale, un cargo, ha caricato 5.500 tonnellate di aiuti umanitari.
Su altre due navi viaggiano gli attivisti di Freedom Flotilla, accompagnati da centinaia di persone tra medici, avvocati, giornalisti e osservatori per i diritti umani, provenienti da varie parti del mondo.
Ogni partecipante ha seguito una specifica formazione, volta a garantire il comportamento nonviolento anche in caso di abbordaggio e di provocazioni da parte dei militari israeliani.
La nostra missione, oltre ai fini umanitari, persegue l’obiettivo di informare l’opinione pubblica sulle condizioni di vita dei palestinesi, e in particolare quelli costretti, da quasi due decenni, a subire uno stretto embargo, il blocco degli spostamenti in entrata e in uscita dal territorio della Striscia di Gaza, e il controllo totale da parte di Israele, con relative limitazioni, delle reti telefoniche e internet, della rete distributiva e di fornitura di acqua ed energia elettrica, il rifornimento di carburanti e combustibili, oltreché il divieto di pesca e il divieto di coltivazione e raccolta nei campi vicini ai reticolati di confinamento.
Infatti Gaza è un enorme carcere, un lager, un enorme campo di internamento e di concentramento e, come come possiamo vedere negli ultimi mesi, un vero e proprio campo di sterminio.
“I governi devono rifiutarsi di collaborare al mantenimento dell’assedio illegale attuato da Israele, e devono evitare di ostacolare, in qualsiasi modo, la Flottilla”, ha dichiarato Huwaida Arraf, avvocato statunitense per i diritti umani e membro del comitato direttivo della FFC.
“Chiediamo ai governi dei 40 paesi rappresentati dai partecipanti alla Freedom Flotilla, di rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale; chiediamo che Israele garantisca alla Flotilla un passaggio sicuro verso Gaza”, ha sottolineato.
Tra i partecipanti di spicco c’è Zwelivelile Mandla Mandela, nipote dell’ex presidente sudafricano leader della lotta contro l’apartheid Nelson Mandela.
“Riusciamo finalmente a salpare: non vediamo l’ora di rompere l’assedio e il blocco su Gaza e garantire che i palestinesi della società civile ricevano questi aiuti umanitari”.
“Siamo certi che sarà un successo”, ha detto Mandela, che è anche deputato dell’African National Congress.
“La Gaza Freedom Flotilla è composta da civili disarmati: siamo qui, in missione pacifica, per contrastare il blocco israeliano e fornire assistenza umanitaria agli abitanti di Gaza, come richiesto dalla Corte Internazionale di Giustizia”, ha spiegato Ann Wright, colonnello dell’esercito americano in pensione ed ex diplomatica.
Wright è anche membro del comitato direttivo della Coalizione, composta da 12 gruppi nazionali che, come ha detto, “stanno sfidando il blocco illegale verso Gaza imposto anche via mare dalla marina militare israeliana”.
L’ex diplomatica ha spiegato che a bordo ci sono “prodotti alimentari che hanno lo scopo di mantenere in vita le persone”.
Ci sono inoltre “medicinali e attrezzature mediche che spesso non vengono lasciate entrare a Gaza o non vengono lasciate passare in quantità sufficienti e sostanziale al fine di curare e mantenere in vita le persone. Il governo israeliano rifiuta di far entrare molti tipi di attrezzature mediche, mettendo in pericolo la vita delle persone malate o ferite”.
“Abbiamo quindi forniture mediche per i neonati. Abbiamo latte artificiale e scorte di cibo per i bambini che mostrano marcati sintomi di malnutrizione, causati dallo stretto embargo a fini di genocidio per fame che il governo israeliano sta mettendo in atto”.
Un’altra partecipante, Margaret Pancetta, che si è descritta come “una normale e tipica anziana di Glasgow” è stata diverse volte nella Palestina occupata. La prima volta, 21 anni fa, come membro del Movimento Internazionale di Solidarietà (ISM).
“Spero davvero che si riesca a rompere l’assedio. Vorrei che queste 5.500 tonnellate di aiuti possano arrivare a Gaza, funzionando anche come sostegno morale, in modo che la gente di Gaza sappia che è amata e sostenuta”, ha detto.
Il brasiliano Felipe Lopez, coinvolto nell’organizzazione della copertura mediatica della missione, ha spiegato l’importanza di documentare il viaggio e l’esperienza dei partecipanti.
“Quando salperemo, sarò a bordo e riferirò tutto ciò che sta accadendo. Quindi, per favore, connettiti con noi, condividi i nostri contenuti…
Taggate i vostri politici e unitevi a noi”.
Nel 2010, una missione simile a questa, con navi che trasportavano più di 600 attivisti, provenienti da più di 30 paesi, ha visto l’irruzione dell’esercito israeliano sulla nave turca Mavi Marmara.
La nave si trovava in acque internazionali, per cui si è trattato di un vero e proprio atto di pirateria, che ha causato la morte di nove persone; un decimo attivista è morto in seguito, per le ferite riportate.
Uno degli attivisti, Huwaida Arraf, che è stata una degli organizzatori della flottiglia del 2010, ha affermato: “L’embargo, e tutto il resto che Israele sta facendo, è illegale secondo le norme internazionali. Qualsiasi tipo di intercettazione delle nostre navi sarebbe illegale. Qualsiasi tipo di violenza attuato da Israele sarebbe illegale”.
“Siamo un’iniziativa civile che porta aiuti umanitari al popolo palestinese”, ha sottolineato. “Passeremo dalle acque internazionali, alle acque territoriali di Gaza. Non entriamo nelle acque israeliane, e la gente di Gaza ci vuole lì”.
Arraf ha anche auspicato “che questo tipo di azione possa mobilitare una più ampia serie di aiuti, non solo in campo umanitario. Certo, il popolo palestinese ha un disperato bisogno di aiuto in questo momento, ma è anche necessario affrontare le cause politiche che fanno sì che i palestinesi abbiano costantemente bisogno di questi aiuti. Dobbiamo fermare tutto quello che Israele sta facendo al popolo palestinese, dobbiamo fermare il massacro”.
L’avvocata per i diritti umani palestinese-americana Huwaida Arraf riferisce riguardo alla Gaza Freedom Flotilla 2024
Ce l’aspettavamo. Non è la prima volta che Israele usa questo tipo di tattiche per impedire alle nostre navi di salpare. Ma non ci perdiamo d’animo.
In passato abbiamo già superato questo genere di problemi; stiamo lavorando per ovviare a quest’ultimo ostacolo.
Le nostre navi hanno già superato tutte le ispezioni necessarie; siamo fiduciosi che la Akdeniz supererà anche questa, purchè non vi siano interferenze politiche.
Israele non potrà ulteriormente opporsi
alla nostra volontà di raggiungere la popolazione di Gaza.